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LIBERTA' IN CADUTA! Un nuovo totalitarismo comincia dalla Rete Di fatto, il discusso provvedimento datato 7 febbraio 2006 non esplicita le modalita' tecniche per l'oscuramento dei siti, mentre e' estremamente esplicito nel trasformare i provider di connettivita' in collaboranti involontari di un atto di censura internet, e di potenziale schedatura degli utenti che volessero accedere ai siti di gambling non autorizzati. All'origine del provvedimento, che fa riferimento all'art.1 comma 535-538 della Legge Finanziaria 2006, vi e' il tentativo di limitare le ingenti perdite che l'erario italiano subisce a causa dell'accessibilità' attraverso internet di siti di gioco stranieri. Questi ultimi infatti incontrano le preferenze dei giocatori italiani perche' le vincite possibili sono piu' alte, essendo il carico erariale gravante sulla puntata minore rispetto a quanto accade in Italia. Sicuramente vi e' anche un intento di tutela degli utenti giocatori relativamente alle condizioni di gioco, l'uso fraudolento delle carte di credito ed altre probe motivazioni, ma si sa che la strada per l'inferno e' lastricata di buone intenzioni. D'altro canto, se le casse dell'erario italiano piangono, e' pur vero che gli scandali finanziari di recentissima memoria dovrebbero consigliare al legislatore di concentrare le attenzioni sulle manovre speculative multimilionarie recentemente salite al disonore delle cronache prima di occuparsi, sotto il velo ipocritamente paternalistico della tutela degli utenti internet, della censura dei siti di gambling. Mentre alcune delle aziende proprietarie di siti sottoposti ad oscuramento sono in regola con la documentazione prevista per operare legalmente e presentano ricorsi al TAR, motivandoli con la violazione da parte dell'Italia della Direttiva Europea sulla trasparenza n. 98/34/EC e degli articoli 43 e 49 del Trattato Comunitario, rimane il fatto che i diritti degli internauti italiani vengono in questo inizio di 2006 calpestati senza riguardo e nel silenzio quasi totale da parte dei media. Forse troppo occupati a disquisire di par condicio in campagna elettorale o di medaglieri olimpici, piuttosto che interessati alla liberta' di espressione e di accesso ai contenuti in ambito digitale. Tutto cio' avviene infatti mentre e' ancora vivo il focolaio di polemiche seguite all'oscuramento dei siti cinesi responsabili di fornire accesso indiscriminato a partite di calcio coperte da diritto televisivo. E quasi in contemporanea con la chiusura di razorback, il piu' grande sito di peertopeer presente in Europa ed acceduto da milioni di utenti, anche italiani. Se un evento puo' essere casualita', e due diventano coincidenza, al terzo segnale e' ormai chiaro che un vento gelido di censura sta minacciando la liberta' d'espressione degli italiani in rete.
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